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Giovanni Goria

cdf goria ritrattoGiovanni Goria nasce ad Asti il 30 luglio 1943. Figlio di un impiegato comunale e di una commerciante, rivela molto presto la propria vocazione politica iscrivendosi alla Democrazia cristiana nel 1960, a soli diciassette anni. Nel 1975, dopo essere stato a capo del Movimento giovanile, diventa Segretario Provinciale.
Nel frattempo consegue il diploma di ragioniere e la laurea in Economia e Commercio. In questi anni è responsabile dell'Ufficio Studi e Programmazione dell'Amministrazione Provinciale di Asti e svolge un'intensa attività nell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Asti. Dal 1974 al 1976 è membro del Collegio dei Sindaci della Cassa di risparmio di Asti.
La svolta nella carriera politica avviene nel 1976, quando Giovanni Goria, pur non avendo mai fatto parte delle amministrazioni locali, viene candidato nelle elezioni politiche del 20 giugno 1976 ed eletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Cuneo-Alessandria-Asti.
Durante la sua prima legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro della Camera ed è membro dell'Ufficio Economico della Dc, nonché Consigliere economico della Presidenza del Consiglio nei governi Guidati da Giulio Andreotti.
Rieletto deputato, nel 1979 è Sottosegretario al Bilancio e alla Programmazione Economica nel I Governo Spadolini, incarico dal quale si dimette nel maggio del 1982, per assumere quello di responsabile del Dipartimento Economico della Democrazia cristiana.
Nel dicembre del 1982 è per la prima volta ministro del Tesoro nel V Governo Fanfani. La sua nomina è una delle più rilevanti novità di quel governo, egli è infatti il più giovane ministro del Tesoro dell'Italia repubblicana. La sua età e la sua immagine di persona più vicina alla gente e al comune buon senso, rispetto alla tradizionale figura del politico italiano, contribuiscono ad accrescerne la popolarità, facendone il prototipo di "uomo nuovo" per la Dc.
Mantiene ininterrottamente l'incarico di Ministro del tesoro durante i due Governi Craxi e il VI Governo Fanfani (in cui detiene, ad interim, l'incarico di ministro del Bilancio).




  • Il Ministro Goria regge le sorti del Tesoro in un periodo molto travagliato per l'economia dello Stato, con una crescita incontrollata della spesa pubblica e un aumento del debito pubblico tale da far parlare, nel 1983, dell'eventualità di una tassazione dei Buoni Ordinari del Tesoro. La contrarietà di Giovanni Goria a tale misura gli vale l'apprezzamento dei risparmiatori, tuttavia il piano varato l'anno successivo per il rientro del debito pubblico manca gli obiettivi e il deficit raggiunge il livello più elevato del dopoguerra. La situazione migliora sensibilmente nel 1986, ma dal 1987 una fase di instabilità politica e di conflittualità fra i due maggiori partiti di governo, Dc e Psi, incide negativamente sull'andamento dei conti pubblici.
    Dalle consultazioni elettorali del 14 giugno 1987 entrambi i partiti risultano rafforzati, il che contribuisce a mantenere uno stato di tensione, rendendo improponibile la candidatura del segretario della Dc De Mita alla guida del Governo. Si ricorre dunque a un governo di transizione e Giovanni Goria riceve dal Presidente della Repubblica Cossiga l'incarico di formare il Governo.
    Dal 19 luglio 1987 presiede, nuovamente il più giovane politico italiano ad aver coperto quella carica, il primo Governo della X legislatura, assumendo anche ad interim il Ministero per gli interventi Straordinari nel Mezzogiorno. Travagliato da una serie di successive crisi il governo si scioglie nel marzo del 1988.
    Subito dopo la fine della sua esperienza de Presidente del Consiglio dà vita all'iniziativa del Progetto Europa '92, finalizzata a richiamare, con convegni, studi e dibattiti, l'attenzione sulle modernizzazioni occorrenti per entrare a pieno titolo nell'Europa Unita.
    L'attività di Giovanni Goria si sposta quindi, dal 1989 al 1991, nel Parlamento Europeo, dove ricopre la carica di presidente della Commissione Politica.
    Nell'aprile del 1991 si dimette per assumere l'incarico di Ministro dell'agricoltura e delle foreste nel nuovo Governo Andreotti. In questa veste decide il commissariamento della Federconsorzi, che porta alla liquidazione dell'ente, indebitato per 4000 miliardi, avviando "la trasformazione in senso europeo dell'agricoltura".
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